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Exercicis espirituals seminari interdiocesa 2022
Exercicis espirituals seminari interdiocesa 2022

Glòria BarretE –CR 19 marzo, Festa di San Giuseppe e Giornata del Seminario. E giornata in cui il balletto di numeri sui seminaristi delle diocesi sembra essere la cosa più importante sul tema, provocando in alcuni casi risse e inutili competizioni su chi abbia il seminario più grande. Quest'anno la celebrazione della Giornata del Seminario è stata preceduta dalla visita apostolica ordinata dal Vaticano in tutti i seminari spagnoli. Alcuni media si sono avventurati a descriverla come finalizzata alla ricerca di irregolarità, altri hanno insistito sul futuro intervento del Vaticano in alcuni seminari o su possibili fusioni per rimediare al basso numero di seminaristi. Cosa c'è di vero in questa "perplessità", "confusione", e sull’ipotetica verifica attraverso la visita apostolica? Ne parliamo con Armand Puig, rettore del seminario interdiocesano della Catalogna dal 2020.

In Catalogna, il seminario interdiocesano, che riunisce i seminaristi di sette diocesi catalane, annovera quest'anno ventiquattro seminaristi; in quello di Terrassa ce ne sono diciotto, e in quello di Barcellona ventitré più i quattro di Sant Feliu de Llobregat. Il numero totale dei seminaristi in Catalogna è di 69. In Spagna ci sono attualmente 958 seminaristi e lo scorso anno sono stati ordinati 99 sacerdoti.

Dice Armand Puig che "è stata una visita gradevole", senza alcuna idea o traccia di fiscalismo

A gennaio è iniziata la visita apostolica nei seminari spagnoli voluta da papa Francesco attraverso il Dicastero per il Clero. Fino alla fine di febbraio, i due delegati a farlo sono stati i vescovi dell'Uruguay, Milton Luis Trócoli e Arturo Eduardo Fajardo. Lo scopo della visita era, secondo le prime informazioni riportate da alcuni media, valutare la chiusura di alcuni seminari e il loro accorpamento territoriale, e verificare se si stavano applicando in maniera appropriata i previsti documenti vaticani sulla formazione.

La realtà, dice Armand Puig, è che "è stata una visita gradevole", senza alcuna idea o traccia di fiscalismo, ribadisce. Almeno nel seminario interdiocesano della Catalogna non si è avuta la sensazione che fossero venuti a giudicare, “tantomeno a condannare”. Piuttosto, che siano venuti "per ascoltare e conoscere come si sta portando avanti il seminario interdiocesano".

Puig ricorda che Mons. Trócoli è stato rettore del seminario di Montevideo per otto anni, “conosce perfettamente il pane che si dà in seminario”. Allo stesso tempo, sottolinea che il Vaticano ha spesso un atteggiamento molto rispettoso. "Quando c'è una visita canonica, anche se ci sono problemi seri, e non è il nostro caso, vengono sempre a fare una visita per conoscere la situazione". Nel caso di queste visite ai seminari, e dopo qualche mese, il Dicastero invierà un rapporto di valutazione ai rispettivi vescovi.

E allora, perché questa visita è stata fraintesa in alcuni settori? Armand Puig pensa che forse l'idea della visita sia stata confusa con una visita inquisitoria. "Se fin dall'inizio la prendi come se venissero a sorvegliarti, forse di fai un'idea sbagliata della visita". Alcuni seminari, dice, hanno pochissime persone e riconosce che potrebbero aver avuto paura di essere costretti a unirsi ad altri. "Questo accorpamento è visto spesso come una limitazione di libertà, ma se così fosse, benvenuta sia la visita perché forse ti dà il ​​coraggio che non hai di prendere una decisione".

La Spagna ha quarantacinque seminari, ma pochissimi hanno più di trenta seminaristi. La Catalogna è stata pioniera nella creazione del seminario interdiocesano nel 1988, e al momento è l'unico nel Paese. “Se i seminaristi interdiocesani rimanessero ciascuno nella propria diocesi, i numeri sarebbero molto bassi”. Puig afferma con orgoglio che nei trentacinque anni di storia del seminario non c'è mai stato un seminarista che abbia cambiato diocesi, e i vantaggi, riconosce, “sono tanti, in ambito comunitario ovviamente, ma anche dal punto di vista formativo”.

Un'altra delle questioni delle visite apostoliche ai seminari che ha sollevato polveroni in alcuni settori ecclesiali è stata l'applicazione dei documenti vaticani e delle linee guida in materia di formazione.

Quando si parla di seminari unicamente in termini di numero di seminaristi per Puig e altre persone coinvolte, la questione fa acqua. Le cifre, ricorda, sono sempre relative.

Ma chi o cosa deve caratterizzare il carisma di un seminario, il rettore o le linee guida vaticane? Per Puig il seminario si basa sul modello familiare in cui ci sono genitori che si prendono cura della crescita e dei valori dei propri figli.

È per questo che quando si parla di seminari unicamente in termini di numero di seminaristi per Puig e altre persone coinvolte, la questione fa acqua. Le cifre, ricorda, sono sempre relative. "Il numero è solo un elemento tra tanti".

Puig invita anche a domandare della qualità o dell’impegno, dal momento che "puoi avere molti seminaristi, ma avere un clima comunitario debole. E viceversa". Pur riconoscendo che evidentemente, nel caso dei seminari, dieci saranno sempre meglio di cinque, chiede tuttavia di non interrogarsi solo sui numeri: "Le sole cifre di per sé, nel caso dei seminari, sono sempre un po' fuorvianti".

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