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Catalunya Religió
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Fotografia: Arquebisbat de Lima.

CR L'arcivescovo di Lima, Carlos Castillo, sarà ospite della terza edizione dell’incontro 'Tribuna Joan Carrera'. Il religioso parlerà di 'Presente e futuro di una Chiesa come ospedale da campo'. La conferenza si svolgerà il 13 ottobre e, questa volta, avrà il format di una cena nel chiostro della parrocchia di Santa Anna a Barcellona.

Carlos Castillo Mattasoglio, arcivescovo di Lima, è teologo, insegnante e pastore. Ha lavorato nella pastorale giovanile e nelle parrocchie popolari. Oltre ad essere Arcivescovo di Lima, dal 2019 è Primate del Perù. Testimone fin dall'inizio dell'applicazione del Vaticano II e della nascita della teologia della liberazione, è sempre stato attento all'evoluzione e all'interazione tra teologia e pastorale. Ha dato il suo contributo alla Teologia della Rigenerazione. Con le sue omelie domenicali è diventato la coscienza morale del Paese al di là dei cambiamenti politici e sociali.

Gli organizzatori della Tribuna Joan Carrera spiegano che il cambio di luogo e orario della prossima edizione è stato deciso per farla coincidere con la celebrazione dell'incontro dei dirigenti degli “Ospedali da campo” che si svolge a Santa Anna. Castillo è uno dei partecipanti a questo incontro e, con la sua partecipazione alla Tribuna si cerca di "mettere insieme sinergie e tessere complicità", uno degli obiettivi di questi incontri.

Tribuna Joan Carrera è un'iniziativa congiunta del Gruppo Sant Jordi di difesa e promozione dei diritti umani e del quotidiano El Punt Avui. E mira a riprendere e attualizzare quele che furono preoccupazioni costanti nel percorso del vescovo Joan Carrera: l'attuale situazione del cristianesimo in Europa e nel mondo come fatto religioso, diffondere le esperienze di dialogo, comunicazione e partecipazione sociale e, in definitiva, promuovere la presenza della religione nella società catalana.

Sono già una ventina gli enti e istituzioni ecclesiastiche che hanno aderito a questa iniziativa in qualità di promotori.

Joan Carrera (1930-2008) concepiva l’ecclesialità come dialogo con la società. Per questo era sempre disponibile a partecipare a dibattiti e incontri, e da ciò nasceva la sua preoccupazione di promuovere mezzi di comunicazione cristiani che offrissero alla società una parola serena e piena di speranza. Da questi stessi principi partiva la sua sollecitudine politica, convinto del servizio che i contributi dell'umanesimo cristiano possono offrire alla società.

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