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Catalunya Religió
Galeria d'imatges

(Víctor Rodríguez –CR/Manresa) I gesuiti della Cova (Grotta) di Manresa hanno convocato la stampa per illustrare la realizzazione dei mosaici in corso nella chiesa. Padre Lluís Magrinyà, superiore della Cova, ha presentato Marko Rupnik (Eslovènia, 1954) ribattezzato da molti come il Michelangelo del XXI secolo, un’istituzione dentro e fuori la Chiesa. Nel contesto di preparazione dell’Anno Ignaziano, il Santuario della Cova di Manresa ribolle di attività mentre la città si prepara ad accogliere la celebrazione dei 500 anni dalla permanenza del Santo nel capoluogo del Bages.

Per farlo come si deve, uno dei primi passi è stato l’ammodernamento della chiesa della Cova dove S. Ignazio si convertì prima di fondare la Compagnia di Gesù, alcuni anni più tardi.

Nel 2015 Magrinyà propose a Rupnik di ristrutturare la chiesa. Fino ad oggi, come dice il superiore della Cova, “il progetto è andato avanti poco a poco” fino a diventare una realtà che terminerà in pochi giorni. È stato proposto a questo artista gesuita di ridecorare la chiesa della Cova di Manresa.

Per comprendere come è stata concepita l’opera, lo stesso artista ha spiegato come accoglie la gente e come si sia ispirato alla chiesa della Cova: “Entro in chiesa in silenzio, con la mente aperta, senza pregiudizi. Ascolto e poi parlo e così il primo pensiero è sempre buono”.

Mentre lo spiega ai giornalisti sotto le volte della navata centrale, aggiunge: “Ho ascoltato padre Magrinyà e ho maturato l’opera come una gravidanza. Ascoltandolo e conoscendo gli esercizi in quanto gesuita, dovevo fare il cammino di Ignazio. Per Ignazio, la soluzione è la chiesa”.

Le opere consistono nella decorazione musiva delle otto cappelle laterali di questo tempio barocco, della parte superiore del cancello d’ingresso e del rosone. L’illuminazione sarà il punto culminante che consentirà la contemplazione di tutta l’opera nella sua immensità di luci e colori grazie a una ventina di lampade di cristallo appositamente disegnate. Inoltre, è stato completato il restauro del pavimento del presbiterio e di tutto l’impianto elettrico.

La creazione di Rupnik e del suo staff è stata ideata nel laboratorio di Roma, dove sono stati disegnati e costruiti i 93 volti e i pezzi con più dettagli dell’opera, come il viso di S. Ignazio che l’artista ha mostrato nelle sue mani. Ogni volto ha richiesto una settimana di lavoro. Il resto degli spazi, paesaggi e pezzi come i vestiti, si stanno realizzando nella stessa chiesa che alla fine avrà 550 metri quadrati di mosaici.

Lavorano contro il tempo

La ventina di collaboratori di Rupnik lavorano contro il tempo e appena terminata la conferenza stampa anche lui è si è rimesso al lavoro. Resteranno infatti a Manresa poco più di una settimana per allestire l’intera opera.

La decorazione delle otto cappelle è un percorso a partire dagli esercizi di S. Ignazio, insieme a immagini bibliche. Prima di arrivare alla Cova si potrà passare per le otto cappelle in un “dialogo” che si potrà fare in entrambi i sensi di circolazione. Nelle cappelle sono rappresentate le quattro settimane su cui si basa il libro degli esercizi: Principi e fondamenti, Chiamata e vita pubblica di Gesù, Passione e morte, Resurrezione e contemplazione per raggiungere l’amore.

Il cancello d’ingresso completerà l’opera spiegando la “missione di costruire il regno di Dio”, un messaggio coerente con l’uscita dal tempio che sperimenterà chi vi sia entrato.

L’artista, innamorato dell’arte musiva, spiega che è un’arte che permette di essere toccata e accarezzata. “Quando insegno a lavorare la pietra, la prima cosa che insegno è prenderla con amore perché quando affronti la materia con amore, la condividi. Quando facciamo i volti, uniamo le pietre per mostrare l’espressione, così come nelle mani, dove le pietre sono diluite. Perciò le facce non hanno ombre” spiega Rupnik.

Lui e il suo staff danno grande importanza all’espressione del volto, che ci rende differenti, e perciò ognuno richiede tante ore di lavoro: “Si deve mostrare che la luce è vita e che la luce viene da dentro, simbolo di vita” aggiunge. E sottolinea una delle particolarità di quest’arte tanto diffusa in Catalogna: “Il lavoro del mosaico è un lavoro comunitario, non si può fare da soli”.

Nell’equipe di questo gesuita sloveno, formata da una ventina di persone di 10 nazionalità diverse, si uniscono in comunione fraterna la tradizione ortodossa e quella latina. Ugualmente, per i diversi mosaici sono stati impiegati materiali provenienti da tutto il mondo, perché, come la Chiesa, sono universali.

Inaugurazione ufficiale

La prima apertura della chiesa della Cova ristrutturata è prevista per la popolazione di Manresa nel fine settimana del 10 e 11 aprile. Poi chiunque la visiti o partecipi alla Messa quotidiana potrà godere dell’opera di Rupnik in tutto il suo splendore. Tuttavia l’inaugurazione ufficiale avverrà il 31 luglio, giorno della festa di S. Ignazio, e sarà presieduta dal padre generale della Compagnia, il venezuelano Arturo Sosa, che darà il via agli eventi in programma fino al 2022.

Per Rupnik, il fatto di lasciare nella Cova una sua opera “è stato un gesto di immensa gratitudine” per la sua vita, per le grazie ricevute e, in un certo senso, il culmine come gesuita.

L’artista terminerà ufficialmente la sua carriera artistica con la decorazione del santuario brasiliano di Aparecida. Manresa è uno spazio più intimo. Rupnik lo dice chiaramente: “La Cova di Manresa è un luogo in cui la Chiesa cinque secoli fa ha ricevuto un Dono, gli esercizi di S. Ignazio”. La sua opera vuole “catturare” ciò che fece S. Ignazio, passare da un cattolicesimo dichiarato a una fede vissuta. E aggiunge: “Dio non è una cosa astratta ma un Padre. Qui, Ignazio si rende conto che è salvato, si libera di se stesso e diventa capace di servire e vedere gli altri. Questo è il cambiamento che avvenne qui”.

All’ultima domanda sulla sua opera in tutto il mondo, Rupnik risponde: “Andiamo a fare mosaici dove la Chiesa ce lo chiede”. Ammirandoli, bisogna ringraziare i gesuiti del posto per averlo fatto andare a Manresa.

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