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Catalunya Religió
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Jordi Llisterri –CR "Promuovere la non discriminazione e le pari opportunità nel campo della pratica religiosa, e in particolare negli spazi istituzionali e di leadership. Stimolare inoltre la creazione di strutture organizzative orizzontali che incoraggino la partecipazione delle donne". È questa una delle buone pratiche con cui si chiude il nuovo documento del Consiglio Consultivo per la Diversità Religiosa della Generalitat della Catalogna su 'Tradizioni religiose e parità di genere'.

Si tratta del settimo documento del Consiglio che è stato presentato in un evento al Palau della Generalitat con la vicepresidente del Governo, Laura Vilagrà. "Le fedi religiose non dovrebbero essere un ostacolo per le donne", ha spiegato il ministro. Nella presentazione ha sottolineato come le tradizioni religiose della Catalogna abbiano contribuito a “preservare il tesoro della tolleranza” e “sono sempre state aperte alla società”. Per Vilagrà questo documento è un ulteriore contributo che permette “con la comprensione, il dialogo e la collaborazione reciproca di poter costruire un Paese migliore per tutti”.

"Le fedi religiose non dovrebbero essere un ostacolo per le donne"

Il testo spiega come la maggior parte delle tradizioni religiose si sia sviluppata in un ambiente culturale che sminuiva il ruolo delle donne, mentre proprio le donne erano di solito le principali trasmettitrici della fede. Ciò ha portato a situazioni in cui “le donne mostrano tassi più elevati di appartenenza religiosa”, ma, al contrario, “alle donne è spesso vietato partecipare alle strutture di potere delle istituzioni religiose”.

Le undici buone pratiche nel campo della parità di genere che il documento promuove vogliono contribuire a rompere questa dinamica: “C'è la possibilità di cambiarla”. La proposta del testo è che “qualsiasi tradizione spirituale dovrebbe includere la prospettiva di genere”. E, soprattutto, che “in nessun caso le istituzioni religiose siano complici della violenza contro le donne”.

Il presidente del Consiglio Consultivo, il filosofo Francesc Torralba, ha inquadrato il documento nel lavoro svolto da questo organismo dal 2011 e che è partito da "posizioni e atteggiamenti non sempre unanimi" ma sempre con voglia di consenso. Secondo Torralba, che è anche membro del Dicastero per la cultura e l’educazione della S. Sede, questo lavoro volontario dei membri del Consiglio vuole "dimostrare che è possibile raggiungere accordi" tra persone di tradizioni e pensieri diversi. Altri documenti scaturiti da questo consenso si sono concentrati sulle tradizioni religiose come costruttrici di pace, di accoglienza, di responsabilità verso l'ambiente o “per sottolinearne il grande contributo sociale”.

All'evento ha preso parte anche il direttore generale degli Affari religiosi, Carles Armengol, che ha invitato le confessioni religiose a fare “uno sforzo di riflessione” su questo tema e a confrontarsi sulle buone pratiche proposte dal documento.

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