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Catalunya Religió
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Fotografia: Ateneu Universitari Sant Pacià.
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Arquebisbat de Tarragona "Nonostante alcuni atteggiamenti scettici, l'esperienza sinodale è alla base del cammino della Chiesa". L'arcivescovo di Tarragona, Joan Planellas, è stato incaricato di presentare l'esperienza della sinodalità alle diocesi con sede in Catalogna nell'ambito del congresso 'La Chiesa è tutta sinodale'. Due giornate che si sono svolte presso il Seminario di Barcellona e che sono state organizzate dall'Ateneo Universitario Sant Pacià. Nel suo intervento, Planellas ha sottolineato l'importanza di recuperare l'opinione del “popolo di Dio” nella vita della Chiesa.

Joan Planellas ha esposto i punti di maggior convergenza nelle dieci diocesi catalane: “La comunicazione, l'identificazione del lavoro sinodale con i piani diocesani, il disimpegno di alcuni settori o associazioni ecclesiali e la percezione che ci sia stato più coinvolgimento dei laici che delle strutture laiche”

Ha anche evidenziato alcuni punti che sono emersi nel lavoro sinodale e che riflettono le disuguaglianze sociali, come "l'assenza degli emarginati, la mancanza del parere dei poveri, le realtà rurali e isolate che si leggono a partire dalla città".

Quanto alle proposte, mons. Planellas ha affermato che “la Chiesa sente che una delle sue esigenze pastorali è quella di trovare una nuova prospettiva che permetta una trasformazione missionaria delle parrocchie e delle comunità”. Una trasformazione che, a partire dalle risposte sinodali, si struttura intorno a quattro assi: comunione, missione, fraternità e vocazioni.

D'altra parte, ha indicato alcune linee guida rispetto al futuro della Chiesa. “La comunità ecclesiale dovrà prendere l’iniziativa, visto che le catene di trasmissione della fede che avevamo fino a qualche decennio fa si sono interrotte”, ha detto.

Ha anche ricordato che è necessario costruire il pensiero cristiano sul "sì". “Il Vangelo non si impone, ma si propone”, ha detto. “Ci conviene costruire una Chiesa in dialogo con la cultura e con il mondo e andare verso una Chiesa che viva di più la povertà evangelica, cioè una Chiesa più austera, povera e per i poveri”, ha sottolineato. In questo senso ha proposto di “rivedere all'interno della Chiesa stessa come viviamo la povertà, evitando ogni ostentazione”.

L'arcivescovo ha riconosciuto che è necessario “lavorare affinché tutti i membri della Chiesa, e specialmente i laici, siano più impegnati, attivi e ben formati teologicamente”. Ha apprezzato anche il voto consultivo: "Ha un valore notevole se svolto in modo responsabile, rispettoso e serio". Perciò, ha affermato, “diventa oggi molto importante poter recuperare la possibilità da parte di tutto il popolo di Dio di poter consigliare nella vita della Chiesa”.

Ai due giorni di lavoro hanno partecipato, tra gli altri, l'arcivescovo di Barcellona cardinale Joan Josep Omella, il vescovo di Troyes, Alexandre Joly, il segretario del Dicastero per le Chiese Orientali, arcivescovo Giorgio Demetrio, il vescovo di Liegi, Jean-Pierre Delville; quello di Haarlem-Amsterdam, Johannes W.M. Hendrik; e il sottosegretario della Conferenza Episcopale Italiana, Valentino Bulgarelli.

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