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Catalunya Religió
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Cosa è cambiato nei dieci anni di Papa Francesco?

Jordi Bertomeu –CR "È una tragedia per la Chiesa". Con queste parole del 1° maggio 2016 e altre, Papa Francesco ha espresso il suo sgomento per un problema ancora molto lontano dall'essere risolto.

Fin dal primo momento del suo pontificato, Francesco ha fatto propria la "tolleranza zero" proclamata dai suoi due immediati predecessori. Successivamente, nel marzo 2014, ha istituito la 'Pontificia Commissione per la Tutela dei Minori' e ha poi apportato due importanti modifiche legislative: una per migliorare il trattamento processuale delle cause (rescritto che istituisce il Collegio per l'esame dei ricorsi, novembre 2014); l'altra, per perseguire la negligenza dei pastori (motu proprio Come una madre amorevole del 2016). Quest'ultima, all'epoca troppo rivoluzionaria, ebbe un'accoglienza più che tiepida e finì, in modo interessato, nell'oblio.

Tuttavia, la vera e decisiva spinta legislativa per porre fine all'insabbiamento, problema connesso a quello degli abusi, Francesco l'ha data a partire dalla 'Missione Scicluna' in Cile, nei mesi di febbraio e maggio 2018, di cui sono stato parte integrante. Sulla base del “Rapporto” che ne è seguito, il Santo Padre ha compreso che la legislazione antiabusi, per quanto possa essere perfetta, non risolve il problema se non è accompagnata da un profondo cambiamento di mentalità. Per secoli la Chiesa è caduta nell'errore di tante istituzioni secolari, tendenti a proteggersi in un corporativismo mondano che trascura il bene delle persone. L'esperienza del Cile, con una Chiesa sorda al grido delle vittime, ha rivelato che un'efficiente gestione giuridica degli abusi è impossibile senza una decisa volontà di giustizia riparativa e senza la prevenzione.

In modo assolutamente innovativo, nella Lettera al Popolo di Dio dell'agosto 2018, importantissima per comprendere questo pontificato, il Papa ha messo sullo stesso piano complessivo l'abuso di potere, sessuale e di coscienza. Francesco proviene dal contesto culturale ed ecclesiastico latinoamericano. Si è formato nella tradizione ignaziana. Il suo stile di governo pastorale non si capirebbe senza un continuo discernimento degli spiriti. Dimostrando ancora una volta la sua libertà di spirito, ha agito con le vittime di Karadima con un personale percorso di riparazione. Non era la Chiesa a chiedere genericamente perdono. Lo faceva lo stesso Papa per quegli errori.

Francesco ha concluso che l'abuso sessuale sui minori non è solo il prodotto di una trasgressione sessuale, come sosteneva il suo predecessore, ma di una concezione clericale e, quindi, elitaria del ministero pastorale. Invece di intendere quest'ultimo come un servizio, è percepito da pochi come uno status che dà luogo a "privilegi" indebiti, tra cui quello del piacere sessuale. Le conclusioni dei due Santi Padri sono complementari e permettono di spiegare l'estrema gravità dell'attuale emergenza: dalla prospettiva globale che mi deriva dal fatto di lavorare in un dicastero romano, la paragono a un campo minato dove, periodicamente, scoppiano alcuni casi che ci fanno passare da un'apparente tranquillità alla più profonda costernazione sociale.

Assumendo la necessità di avere una Chiesa più “trasparente, responsabile e disponibile a rendere conto” (Vertice dal 21 al 24 febbraio 2019), Francesco non solo ha disposto che lo Stato della Città del Vaticano abbia una legislazione anti-abusi con i criteri di qualità propri degli stati più avanzati (26 marzo 2019), ma ha emanato una legge per implementare in tutte le diocesi del mondo “strutture stabili e facilmente accessibili” per ricevere le denunce di delitti non solo commessi dal clero, ma anche da altri fedeli e non solo nei quali le vittime sono stati i minori, ma anche gli “adulti vulnerabili” (motu proprio Vos estis lux mundi, in vigore dal 1° giugno 2019).

Con due Rescripta ex audientia Ss.mi (3 e 6 dicembre 2019) ha ridefinito la riservatezza di queste cause (denunce, processi e decisioni non sono sottoposte al segreto pontificio e quindi gli ordinari possono dispensare più agevolmente dal segreto d'ufficio ancora vigente) e ha facilitato l’accesso ad esse degli operatori legali.

Anche il periodo della pandemia di Covid-19 non è stato di ostacolo per una vasta attività legislativa: il Vademecum, del 2020, ha reso pubblica la prassi del Dicastero per la prima volta nella storia; la profonda riforma del Libro VI del Codice di Diritto Canonico (8 dicembre 2021) e del m.p. Sacramentorum sanctitatis tutela (2021) ha aperto nuove strade per il perseguimento penale degli abusi sessuali nella Chiesa.

Un primo bilancio di questi dieci anni di pontificato non può che essere estremamente positivo rispetto alla questione in esame. Insieme a San Giovanni Paolo II e Benedetto XVI, Francesco ha fornito alla Chiesa una legislazione anti-abusi pari, se non più all’avanguardia, di altre normative. Il Papa, inoltre, ha saputo risvegliare in tutti i fedeli, non solo di ambito anglosassone e mitteleuropeo, la consapevolezza di operare per una "cultura della prevenzione" contrapposta a una "cultura dell'abuso". Questo è evidente in America Latina, dove si trova metà della popolazione cattolica mondiale e dove negli ultimi anni centinaia di operatori pastorali si stanno formando, anche per via telematica, in istituzioni come CLAR (Confederazione Latinoamericana dei Religiosi), CEPROME e varie università. Francesco, quindi, apre processi e uno di essi, forse il più importante, è lavorare per relazioni sempre più sane e sicure tra i fedeli.

Mons. Jordi Bertomeu Farnós è Officiale del Dicastero per la Dottrina della Fede

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