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Catalunya Religió
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Fotografia: Arquebisbat de Tarragona.
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Arquebisbat de Tarragona In occasione della celebrazione del mandato agli operatori pastorali che l'Arcidiocesi di Tarragona ha celebrato domenica scorsa, mons. Joan Planellas ha presentato la sua terza esortazione pastorale. Il testo, intitolato “Siete stati figli, siate anche madri”, parla della “maternità pastorale” e dell'importanza che la Chiesa “apra le porte della sua casa”.

Durante l'omelia, l’arcivescovo ha spiegato che con il titolo della nuova esortazione, una frase di sant'Agostino, vuole sottolineare il nome “madre” applicato alla Chiesa. In questo senso ha parlato di una “maternità pastorale che abbraccia tutti gli aspetti spirituali ed evangelizzatori della vita dei credenti”.

Riguardo a questa maternità della Chiesa, l'arcivescovo ha assicurato, come ha già affermato in più occasioni Papa Francesco, che “la Chiesa è e deve essere una madre che apre le porte della sua casa non solo perché entrino più figli, ma anche perché coloro che già vivono in questa casa, lo facciano fraternamente e escano incontro a tutti”.

Chiesa è e deve essere una madre che apre le porte della sua casa non solo perché entrino più figli

Sulla base di questo concetto, l’esortazione sviluppa alcune delle sfide pastorali che l’Arcidiocesi di Tarragona è chiamata ad affrontare. L'arcivescovo ha spiegato che, tra l'altro, si parla di alcuni aspetti che bisogna "accrescere nel lavoro con i giovani", come "cercare di formare gruppi di giovani lì dove pensiamo che possano sentirsi accolti e accompagnati, e che possano vivere la fede nel segno della fraternità cristiana”.

Nell'esortazione parla anche di un processo di evangelizzazione “ad intra”, che si riferisce all'accoglienza di quelle persone che “vengono in parrocchia per chiedere qualche servizio specifico”, momento che ha definito “privilegiato” e che richiede la preparazione delle persone che formeranno l'équipe di accoglienza e anche degli spazi in cui si svolgerà. A questo punto Planellas ha rimarcato la necessità che "almeno in un luogo di ogni arcipretura ci sia una chiesa con le porte aperte, dove si possa trovare un sacerdote per la confessione e l'accoglienza spirituale".

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