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Fotografia: Sor Lucia Caram i, al seu costat, Verónica Ilina | ACN

ACNLa Fondazione del convento di Santa Clara, guidata da suor Lucía Caram, e Messaggeri per la Pace si sono uniti per costruire un ospedale da campo in Ucraina per curare i feriti di guerra. Questo progetto costerà 2 milioni di euro e l'obiettivo è di realizzarlo in due mesi. “Stiamo inviando aiuti umanitari, carri armati, armi, ma hanno bisogno anche di assistenza medica”, lamenta Caram.

Dall'inizio del conflitto, suor Lucía Caram e l'organizzazione Messaggeri per la Pace lavorano per creare corridoi umanitari per portare malati e feriti dall'Ucraina in Catalogna per essere curati nei centri sanitari catalani in modo che, una volta guariti, possano tornare in Ucraina. La Fondazione ha accolto finora più di mille rifugiati. In totale ha inviato 84 ambulanze, 200 squadre di rianimazione e camion di medicinali.

Verónica Ilina è di Bakhmut, una delle zone più colpite dalla guerra. Arrivò a Manresa, in fuga dal conflitto con il figlio. E ora, nel capoluogo del Bages, vivono anche i suoi genitori, una zia e una nonna. È riuscita a riunire gran parte della sua famiglia ed è chiaro che, a Manresa, ci resterà "a lungo". Infatti ha già trovato lavoro e ne è molto contenta. Tutto, dice, è stato grazie a suor Lucía e al suo team. “Sono il mio Dio”, spiega ad ACN.

Dall'inizio della guerra tra Russia e Ucraina, l’organizzazione di suor Lucía ha già accolto oltre mille rifugiati. Il 30% è tornato in Ucraina, ma il resto è rimasto in Catalogna o in altre parti dello Stato spagnolo. All'inizio venivano accolti nelle case di alcune famiglie ma ora non più e tutti hanno un posto in cui vivere. A Manresa, alcuni seguono lezioni di catalano e castigliano e vengono aiutati a trovare lavoro.

Caram dice che la situazione della guerra “è surreale”. "Non avremmo mai immaginato una situazione del genere, abbiamo fallito e siamo immersi in una guerra crudele", si lamenta. E sottolinea che "tutto questo sta accadendo a tre ore di aereo".

Nonostante questa “barbarie”, Caram insiste a non voler abbandonare nessuno e assicura che ci andrà “tutte le volte che sarà necessario finché ne avrò le forze e le risorse”. “La guerra mi ha insegnato il peggio e il meglio della società: la massima generosità e l'egoismo”, assicura suor Lucía. Anche in riferimento a chi ora vuole che la guerra finisca per proprio tornaconto, perché intacca “il benessere personale”.

Caram si oppone al fatto che la guerra diventi la normalità: "Ci sono momenti in cui ci siamo dimenticati dell'Ucraina, ma non possiamo dimenticare che abbiamo una guerra qui accanto, alla porta di casa".

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