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Catalunya Religió
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Fotografia: CPL.
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CR L'arcivescovo di Urgell, Joan-Enric Vives, rivendica il lavoro ecclesiale di traduzione dei testi liturgici come un contributo fondamentale alla lingua e alla cultura catalana. È quanto ha detto mercoledì alla presentazione del IX Memoriale Pere Tena conferito dal Centro Pastorale Liturgico (CPL). Il riconoscimento di quest'anno va alla terza edizione catalana del Messale Romano, pubblicata lo scorso anno, e all'edizione catalana della Liturgia delle Ore 2016. Due edizioni che caratterizzano l'uso della lingua in tutte le celebrazioni liturgiche, sia nelle Messe che negli altri uffici. Il riconoscimento è stato assegnato alla Commissione Liturgica Interdiocesana della Conferenza Episcopale Tarraconense (CET), presieduta dall'arcivescovo Vives, e composta da delegati di liturgia e musica delle diocesi catalane.

"La traduzione dei testi liturgici è un monumento alla lingua e alla cultura catalana", ha affermato l'arcivescovo, per come sono stati preparati e perché sono "uno strumento per diffondere una lingua per parlare con Dio". Un uso della lingua che "tocca il cuore delle persone". Vives ha fatto questa affermazione "in un momento in cui la Chiesa in Catalogna subisce una ingiusta persecuzione e non si considera tutto ciò che ha fatto".

Vives ha trasformato la consegna del premio in un omaggio alle decine di persone che negli anni hanno partecipato alle traduzioni dei testi liturgici in catalano. È stata pubblicata ora la terza edizione del Messale Romano ma dopo il Concilio Vaticano II il catalano è stata una delle prime lingue ad avere una traduzione approvata dalla Santa Sede.

L'evento è stato chiuso dal monaco di Montserrat Bernabé Dalmau con una riflessione sull'importanza dei testi liturgici nella vita della Chiesa. Per Dalmau, "la traduzione linguistica è un primo passo verso la necessaria inculturazione". Allo stesso tempo, per farla bene, è necessario un previo studio teologico e linguistico, e avere ben chiaro che "il messale è il risultato dell'assimilazione meditativa della Parola di Dio", e "non un patrimonio del liturgisti".

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