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Catalunya Religió
Informe llibertat Religiosa 2022
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Glòria Barrete -CR Attacco alla moschea di Montcada i Reixach, protesta femminista a una messa cattolica, scritte antisemite durante una manifestazione, slogan islamofobi su Twitter del partito politico VOX, sassate contro la Sala del Regno di El Vendrell. Sono solo alcuni degli ottanta casi registrati nel rapporto della Cattedra per la libertà religiosa dell'Osservatorio Blanquerna di comunicazione, religione e cultura dell'Università Ramon Llull.

Si tratta della prima analisi del grado di riconoscimento, rispetto e tutela della libertà religiosa nel Paese e che nell'ultimo anno e mezzo è stata condotta da un team di venti ricercatori. Il rapporto è stato commissionato dalla Direzione Generale degli Affari Religiosi del Dipartimento di Giustizia della Generalitat della Catalogna e si aggiunge all'insieme di iniziative della Cattedra come la formazione sulla verifica dei dati per i giornalisti, diversi focus group, la promozione di alcuni Premi e la celebrazione, nel mese di luglio, del Primo Congresso sulla Libertà Religiosa.

Il rapporto, presentato mercoledì 7 settembre, individua ottanta casi di violazione della libertà religiosa, la maggior parte dei quali legati al COVID-19 e alle restrizioni sui luoghi di culto, poiché il periodo di studio oggetto di questo rapporto va dal 1 gennaio 2020 al 31 dicembre 2021. La situazione della libertà religiosa è stata studiata negli ambiti educativo, funerario, sanitario, lavorativo, dei luoghi di culto e delle strade pubbliche, tra gli altri. I musulmani sono la comunità più colpita, seguiti da cattolici ed ebrei.

Nonostante gli ottanta casi registrati, molti ripresi dai social network e dai mezzi di comunicazione, dalla Cattedra si insiste nel sottolineare che “la Catalogna non soffre gravi restrizioni o violazioni della libertà religiosa, né vi sono persecuzioni per motivi religiosi”. Si rilevano violazioni in alcuni ambiti che si presentano, si afferma, “come una strada da percorrere per migliorare la tutela di questo diritto nel Paese”.

Un rapporto che per il Direttore Generale degli Affari Religiosi, Yvonne Griley, è uno strumento “per continuare a creare strategie di miglioramento in questo ambito e per continuare a sviluppare meccanismi per poter denunciare le violazioni”. Violazioni dei diritti, ha riconosciuto Griley, che spesso non hanno un'eco pubblica e che diventano "realtà taciute". La secolarizzazione del Paese, sostiene, ha fatto sì che la società “non percepisca spesso questo abuso o la mancanza di libertà religiosa come una perdita di diritto”.

La direttrice della Cattedra di Libertà Religiosa, Míriam Díez, ha anche rimarcato che la maggior parte dei casi registrati nel rapporto sono stati perpetrati da sconosciuti e che è anche necessario riconoscere come siano cresciuti "i discorsi di odio di alcuni partiti politici". La Cattedra ha realizzato una mappa digitale con i casi registrati e ha redatto una Scala Interconfessionale della Libertà Religiosa per misurare la percezione sociale dell'esercizio di questo diritto.

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