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Catalunya Religió
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(Laura Mor –CR/Solsona) “Mi godrò l'evento, per un vescovo è un giorno molto speciale: da domani inizia il mio lavoro di pastore di questa chiesa”. Mons. Francesc Conesa ha parlato con entusiasmo del servizio affidatogli come nuovo vescovo della diocesi di Solsona. Lo ha fatto alla vigilia della sua presa di possesso, in una conferenza stampa nella Sala dei Santi Martiri del Palazzo Vescovile di Solsona.

Conesa ha mostrato "gratitudine per l'accoglienza" che ha ricevuto. Lo ha fatto insieme al vicario generale, Marc Majà, che ha spiegato nel dettaglio come sarebbe stata la celebrazione del sabato, con le caratteristiche di una grande festa. Come vuole la tradizione a Solsona, dopo la solenne celebrazione liturgica in Cattedrale, era previsto il “ballo dell'aquila” nella piazza principale.

Tuttavia, Conesa è arrivato solo da pochi giorni e ha ammesso di non sapere quasi nulla della diocesi. Poco più, ha detto, di quanto abbia letto nelle relazioni che la diocesi ha preparato per la visita ad limina, a gennaio, da papa Francesco.

Quello di cui è ben consapevole è che atterra in una comunità ferita. Ha detto che "nonostante l’addio" di Xavier Novell, "dobbiamo riconoscere le molte cose buone che ha fatto". E senza voler "chiudere in fretta questa vicenda", ha chiesto di "tornare alla normalità". E ha sollecitato il lavoro interno alla diocesi: "Rivedere cosa è successo, come abbiamo reagito, come abbiamo vissuto, sarà bello afrontarlo e parlare tra noi credenti".

Ha anche invitato a superare l'autoreferenzialità perché «la Chiesa non può guardare sempre a se stessa». E parafrasando papa Francesco, ha detto che "l'aria diventa irrespirabile se ci chiudiamo". E ha difeso una Chiesa “a porte aperte” che “guarda fuori”.

Conesa ha descritto con prudenza la sua prima intenzione: "Penso di dedicare molto tempo a conoscere, ascoltare e camminare al ritmo di questa chiesa". Ritiene che "ogni chiesa ha il suo ritmo, una storia" e il suo obiettivo è chiaro: "Devo starle vicino e camminare con questa gente". Come fece quando da Elche andò a Minorca: "Abbiamo trascorso un anno in discernimento comunitario". E il progetto pastorale è stato il risultato di un anno di lavoro e di “coinvolgimento dei laici”.

Il nuovo vescovo di Solsona ha insistito sul lavoro condiviso: "Non mi piace prendere decisioni da solo, non mi piace andare da solo". Uno stile di lavoro e una richiesta provenienti da Roma: “Dal Vaticano ci stanno insistendo sulla sinodalità; è importante per vivere una Chiesa più partecipata dai laici”. Conesa vuole che “camminare insieme sia una realtà” perché si rompa una certa visione della Chiesa e “i preti non siano quelli che comandano”.

Interrogato sul ruolo della Chiesa nel conflitto in Ucraina, ha difeso “la preghiera, il digiuno per la pace, come il Papa ci ha chiesto di fare”. Ha detto che "dobbiamo essere preparati ad accogliere, a promuovere campagne di solidarietà, in coordinamento con la Caritas". E a farlo anche con la formazione delle persone: "Promuoverle perché tengano in conto che la pace è un bene straordinario che non si può corrompere". "I cristiani devono essere artigiani di pace", ha concluso.

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