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Catalunya Religió

(Lucia Montobbio -CR) Il confinamento ha aggravato le situazioni di precarietà e isolamento. L’Associazione di volontari Taxi Anget si è resa conto di come famiglie povere restavano senza cibo durante il Ramadan. Non potendosi riunire nelle moschee o nelle case per rompere il digiuno, perdevano anche questo piccolo aiuto. Perciò Taxi Anget ha contattato la Fondazione Ibn Battuta e questa, a sua volta, la Caritas diocesana di Barcellona. Grazie a questa catena, in cui hanno collaborato enti musulmani e cristiani, un centinaio di famiglie ha visto arrivare nelle proprie case il cibo necessario.

Mouad Douas Berrohou, volontario di Taxi Anget, racconta l’inizio di questa storia: “Il nostro gruppo è formato da tassisti musulmani marocchini. Quattro settimane fa abbiamo iniziato a offrire trasporti gratuiti al personale sanitario perché potesse arrivare negli ospedali, e ben presto abbiamo visto come emergevano altre necessità. C’erano famiglie in situazioni precarie, che stavano rimanendo senza alimenti durante il Ramadan, non potevano rompere il digiuno, così abbiamo chiesto a Mohammed Loudini Nkhaili, presidente dell’associazione, che se gli sembrava opportuno avremmo cominciato a organizzarci in una seconda linea d’azione: comprare prodotti e distribuirli nelle case. E subito ci ha detto di andare avanti”.

Man mano che una trentina di tassisti si muovevano nell’area metropolitana di Barcellona, arrivavano altre richieste. “Tant’è che abbiamo aperto un conto corrente per raccogliere soldi e abbiamo avuto alimenti da ristoranti e ONG che ci hanno aiutato all’inizio di questa avventura. Grazie all’ex sindaco di Badalona abbiamo trovato un locale per immagazzinare gli alimenti, sempre con tutti i permessi e le autorizzazioni necessarie”.

Taxi Anget ha coperto le richieste di 500 famiglie. Tuttavia, presto si sono resi conto che avrebbero avuto bisogno del supporto di altre associazioni per continuare. “Eravamo sopraffatti, ci sembrava insostenibile, sapevamo che ci serviva l’aiuto di altri e così abbiamo parlato con il presidente della fondazione Ibn Battuta, Mohammed Chaib”.

Chaib riferisce che in questi tempi di pandemia sono molti quelli rimasti senza lavoro o in cassa integrazione, che non arrivano a fine mese. Questa situazione è coincisa col Ramadan in cui gli incontri comunitari e la rottura del digiuno (iftar) sono importanti. “Ci sono musulmani che si trovano in difficoltà e non possono contare sull’iftar comunitario. I luoghi di culto restano chiusi e pertanto ci sono famiglie rimaste senza pasti, alimenti speciali e specifici di questo periodo”. E prosegue: “Quando Mourad mi ha spiegato che Taxi Anget si era impegnato in una rete di distribuzione di generi alimentari in diversi punti dell’area metropolitana di Barcellona, l’idea di collaborarvi mi ha entusiasmato ma era un progetto che volava alto, c’era bisogno di qualcun altro in questa catena e così pensa e ripensa decisi di chiamare Jaume Flaquer”.

Flaquer è il gesuita responsabile dell’Area di Teologia di Cristianesimo e Giustizia, ha una lunga esperienza caratterizzata dalla conoscenza della comunità musulmana e dalla “costruzione di ponti” tra cristiani e musulmani in Catalogna: “Mohammed Chaib mi ha chiamato illustrandomi la situazione e ho subito pensato che la persona migliore da fargli contattare era Salvador Busquets, direttore della Caritas Diocesana. Il fatto è che considero lo stabilire legami come una missione personale e mi rende felice che in questa occasione abbia funzionato”.

La lista di famiglie era lunga e Taxi Anget ha selezionato le 100 più vulnerabili, nuclei da 2 a 7 persone. Si calcola che si è arrivati ad aiutare 300 persone. “I tassisti hanno raccolto lunedì i pacchi dalla Caritas, li hanno immagazzinati a Badalona e li hanno distribuiti nel corso della settimana, insieme a voucher da 20 euro per comprare prodotti freschi. È stato girato un video in cui si vede la distribuzione, la lettera che l’accompagna è molto bella e dice esplicitamente che ci sono famiglie che hanno rivisto la luce” spiega Chaib.

La collaborazione tra Fondazione Ibn Battuta e Caritas di Barcellona viene da lontano, dal 2001, quando si misero in contatto su richiesta della Generalitat della Catalogna: “Insieme abbiamo assistito più di mille persone e da allora abbiamo continuato la nostra relazione con conferenze, eventi, al consiglio comunale di Barcellona e ora siamo tornati a trovarci - ricorda Chaib - Busquets si è subito messo a nostra disposizione e con lui tutta l’equipe della Caritas”. Busquets spiega che in questa occasione si è rafforzata la fiducia: “Questa crisi, come dice il nostro capo di comunicazioni e relazioni internazionali Anna Roig, è un catalizzatore: per fare ciò che richiederebbe due o tre anni di tempo si impiegano settimane”. L’emergenza accentua i bisogni ma anche la vicinanza.

Flaquer sottolinea che questa “non è stata un’iniziativa nata dall’idea di realizzare un’azione interreligiosa ma a partire dalla ricerca di un aiuto sociale. In modo molto naturale due associazioni musulmane e una cristiana hanno lavorato insieme. Questo depone molto a favore della normalizzazione delle relazioni e dell’inserimento della comunità musulmana nel tessuto sociale catalano”.

“La povertà – conclude Busquets – come il Covid colpisce indipendentemente dalla religione. Quello che ci ha resi forti è stato lavorare e concentrarci sullo stesso obiettivo, ovvero alleviare le sofferenze di queste famiglie”. Allo stesso tempo, si è evidenziato che sia per la tradizione musulmana che per i cristiani l’altruismo è un pilastro: “Camminiamo tenendoci per mano in questo senso, nel mese del Ramadan si accentua l’importanza di andare avanti insieme, come comunità, è un momento chiave in cui ti fermi a ricordare Dio e a pensare agli altri, e questo è comune al cristianesimo. Devo dire che questa iniziativa ha toccato il fondo della mia persona” confessa Chaib.

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