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Catalunya Religió
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(CR) Fratel Alois Löser, priore della comunità di Taizé, ha rivolto un messaggio a quanti hanno assistito domenica scorsa alla preghiera comunitaria nella basilica della Sagrada Familia. Nel suo breve discorso ha fatto riferimento all’importanza di pregare con i bambini, ha dedicato alcune parole alla nuova Torre della Madonna e ha definito Gaudí “architetto della luce”. Ha anche ricordato i “legami di amicizia” che uniscono la comunità a Barcellona.

Un messaggio che Alois ha fatto accompagnare dalla presenza di quattro bambini davanti all’altare, mentre fratel Bernat ha tradotto le sue parole dal francese.

Di seguito il messaggio integrale:

È sempre motivo di grande gioia tornare a Barcellona, per i tanti legami di amicizia che ci uniscono da tanto tempo… alcuni giovani, quando arrivano a Taizé, dicono “qui mi trovo come a casa”. Oggi, con i miei fratelli, posso dire anch’io che mi trovo a casa. Il vostro arcivescovo Joan Josep (Omella, ndt) non cessa di invitarci a tornare a Barcellona.

Vorrei ringraziare lui e il Patronato della Sagrada Familia per il loro invito a pregare con voi.

Non posso dimenticare l’accoglienza che Barcellona ci ha riservato in occasione dei tre raduni europei che si sono tenuti nella vostra città. Considero il nostro appuntamento di oggi come un momento privilegiato di questo lungo pellegrinaggio di fiducia. Soprattutto ora che vivremo l’incontro europeo di fine anno via internet e non ci potremo trovare tutti insieme fino a luglio a Torino.

Questa sera la nostra preghiera è molto festosa. Siamo nel tempo di Avvento. Lo facciamo ringraziando Dio per la vita della madre di Gesù. Lei attendeva la venuta di qualcuno che desse nuova speranza al suo popolo. Oggi la ricordiamo con l’inaugurazione della Torre della Madonna in questa basilica. Alla lode straordinaria rappresentata da questo luogo aggiungiamo i nostri canti e rendiamo grazie.

Abbiamo sentito il racconto di una festa, di uno sposalizio. Celebrare un matrimonio è un avvenimento molto umano. È una festa di speranza. L’evangelista Giovanni ci dice una cosa che al fondatore della nostra comunità, fratel Roger, piaceva ripetere: “Dio ci vuole felici”. È da questo gesto festoso, cambiare l’acqua in vino, che Gesù comincia a comunicare la buona notizia che Dio è vicino a noi.

Ciò che più ci sorprende è il modo in cui la madre di Dio è attenta a tutto quello che succedeva alla festa, a tutto ciò di umano che succedeva, voleva che la felicità continuasse. Lei sapeva osservare. E conosceva la nostra umanità, sapeva costruire segni di fraternità.

Le sue parole semplici e spontanee mostrano la sua fiducia in Gesù. “Non hanno vino”, “Fate ciò che lui vi dirà”. Lei sa in chi riporre la fiducia e ci conduce a lui.

Come donna, come madre, sapeva rendersi presente senza chiedere nulla in cambio. Era sempre attenta alle necessità della vita, grandi o piccole; solidale, senza paura della sofferenza. Lei fa presente Gesù nella storia umana, essendo la prima nella comunione dei santi e figura della Chiesa.

Forse è quello che indica la stella in cima alla Torre della Madonna. La stella come presenza del cosmo. Nella vocazione cristiana, lei ci mostra il cammino verso Gesù.

Entrare nella Sagrada Familia significa lasciarsi inondare da questa luce. Antoni Gaudí era un architetto della luce. “La Gloria è la luce, la luce provoca gioia e la gioia è l’allegria dello spirito” disse. Gaudí trovava la luce nel ritornare alla natura e in essa poteva cogliere qualcosa dell’assoluto di Dio che tanto desiderava comunicare. Credeva che perfino le pietre potessero essere un cantico di lode. Questa stella illuminata giorno e notte ce lo ricorda a tutti, credenti o meno, o credenti di altre religioni.

Ai catalani piace guardare il cielo, le stelle, come quelle che si vedono dalla montagna e dal mare. Voi qui avete chi “illumina la catalana terra” che è “Stella d’Oriente”, come canta il Virolai (l’inno alla Madonna di Montserrat, ndt). Le stelle ci fanno brillare gli occhi, come le pietre di Gaudí. Alzare lo sguardo per uscire da noi stessi e vedere oltre. Le stelle ci fanno tornare allo spirito dell’infanzia. Alzare lo sguardo per vivere qui in basso come fratelli e sorelle, in comunione con tutti e tutto.

All’inizio della Bibbia, il poema della creazione fa apparire gli astri e le stella nella volta del cielo e Dio vide che era bello. Fu un regalo per la prima coppia di esseri umani. Questa basilica è una meditazione sulla creazione. Con forme, con pietre, con colori e materiali diversi, ci dice che tutto è bello, tutto è uno. Anche le colonne storte di Gaudí ci fanno alzare lo sguardo. Qui avete un invito a far sì che tutta la nostra vita sia bella.

Questa sera cantiamo molto, come ci piace fare a Taizé. Ciò ci invita ad accettare la sfida di fare di ogni cosa un canto di lode unendo ciò che è umano e terrestre, visibile e invisibile. Con la convinzione che questa è la nostra responsabilità.

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