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Catalunya Religió

(Diocesi di Lleida) Il teologo José Luis Mumbiela fu ordinato sacerdote a Leida nel 1995. Tre anni dopo fu inviato in Kazakistan come missionario e nel 2011 fu nominato vescovo della diocesi della SS. Trinità. Ha trascorso alcuni giorni a Leida e ha avuto modo di incontrarlo per conoscere la sua esperienza e come si vive la fede in quel Paese dell’Asia centrale dove solo l’1% della popolazione è cattolica.

Perché fu mandato in Kazakistan?

Nel 1997, due anni dopo la mia ordinazione, ottenni il dottorato in teologia all’Università di Navarra. Erano i giorni in cui Papa Giovanni Paolo II cercava sacerdoti giovani da inviare in questo Paese dell’ex Unione Sovietica. A quei tempi c’era necessità di preti nella nostra diocesi di Leida ma il vescovo Ramon Malla compì un autentico gesto da pastore della Chiesa e mi disse: “Qui siamo messi male ma lì stanno anche peggio. Vai, Dio provvederà”. Non avevo aspirazioni missionarie, però me lo chiesero e perciò andai.

Dove fu mandato? E come si adattò alla nuova realtà?

Fui destinato alla città di Almaty, che ha circa due milioni di abitanti. Quando giunsi avevo già studiato il russo per un anno e perciò mi difendevo. Poco a poco ho imparato anche il kazako, che assomiglia al turco. Il modo di vivere è molto diverso da quello di Leida. I primi mesi sono stati duri. C’erano interruzioni di energia e del gas. Per prima cosa sono stato vicario in una parrocchia che ho visto nascere. In una realtà di 600.000 abitanti dove c’erano cattolici ma senza una chiesa.

Come vede la Chiesa?

La Chiesa cresce e il messaggio di Gesù continua ad attrarre i non cristiani grazie all’esperienza dello stesso messaggio. Credo che sia volontà del Cielo che la Chiesa sia in Kazakistan. Se facciamo le cose bene, Dio ci benedice. Dobbiamo curare la preghiera, la testimonianza ed essere autentici. Dio fa il resto.

Affinchè la Chiesa cresca, ha una ricetta?

Dobbiamo continuare a lavorare e uscire in cerca di nuovi cattolici. Dio fa miracoli però i preti devono essere più attivi e uscire. Se ci muoviamo, Dio ci benedirà. Comunque, mancano sempre sacerdoti. Dobbiamo lavorare con i più piccoli perché la Chiesa vada avanti. Con l’aiuto della Madre di Dio e senza dimenticare l’adorazione.

Cosa è cambiato da quando è vescovo?

Da cinque anni dico Messa tutti i giorni in una cappella della curia che si affaccia sulla strada, la cappella della Misericordia. Per me è una boccata d’ossigeno. Abbiamo cominciato a celebrarla in kazako. Inoltre, facciamo molte attività perché i bambini e i giovani vengano nelle parrocchie. Abbiamo costruito anche dei centri per riunirli e con loro organizziamo conferenze, giochi e preghiere. È un modo di fare apostolato. Abbiamo anche aperto due nuove parrocchie e stiamo sviluppando il lavoro della Caritas.

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