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Catalunya Religió

(Valentina Laferrara –CR) La religione cattolica e la politica italiana sono stati protagonisti venerdì scorso di un incontro virtuale con Darío Menor, giornalista e corrispondente di Murcia che da tempo vive a Roma. L’incontro fa parte del ciclo di seminari su Comunicazione e Religione, organizzato periodicamente da Fondazione Joan Maragall, Catalunya Religió e Osservatorio Blanquerna su Comunicazione, Religione e Cultura.

Menor, corrispondente di Vida Nueva, Telecinco e altri mezzi di comunicazione, si è concentrato sul legame tra la religione cattolica e tre protagonisti della vita politica italiana. “Matteo Salvini – senatore – è l’esempio più brutale della relazione tra religione e politica” ha assicurato, spiegando che nei suoi discorsi, il politico è solito mostrarsi con simboli religiosi o citare Gesù. Nonostante ciò, ha continuato, l’uso che Salvini fa della religione “è di parte” perché “ignora il Papa quando parla di immigrazione” e si presenta “come il difensore degli ideali cristiani sulla stessa linea di altri leader europei, come Jean Marie Le Pen in Francia”.

Per Menor, un altro protagonista politico interessante in termini religiosi è Giuseppe Conte, l’ex premier che ha considerato molto legato alla figura di Padre Pio. “Conte è stato a S. Giovanni Rotondo, dove c’è il santuario di Padre Pio, e vi ha trascorso più di un giorno a fare interviste. Quando studiò a Roma, lo fece in una residenza diretta dal cardinale Silvestrini (Villa Nazareth, ndt)” ha spiegato il giornalista dopo aver sottolineato la “devozione” italiana per padre Pio, le cui immagini si trovano ovunque, dai bar ai negozi fino alle auto o ai poster nei locali pubblici.

Infine, ha parlato del nuovo primo ministro Mario Draghi, che considera in sintonia con Papa Francesco perché oltre ad aver avuto un’istruzione basata sulla spiritualità e aver mantenuto la fede, “Draghi ha mostrato attenzione per l'impatto delle politiche sui settori più poveri”.

Il direttore della Fondazione Catalunya Religió, Jordi Llisterri, ha chiesto come si vede dal Vaticano la situazione politica catalana. “Gli appelli che ha fatto Papa Francesco in questo senso sono stati sempre a favore dell’unione” ha risposto Menor che ha aggiunto come la posizione del Sommo Pontefice è di non farsi coinvolgere in questo argomento.

Don Antoni Matabosh, presidente del GTER e presidente emerito della Fondazione Joan Maragall, dopo aver sottolineato l’apertura dei ministri italiani nel dichiararsi cattolici, ha posto la questione della presunta diminuzione della popolazione cattolica in Italia. “In Italia – ha sostenuto Menor – i primi ministri possono dire di essere cattolici e non succede niente, non gli toglie e non gli aggiunge voti, perché la Chiesa è presente nella società”. In tal senso, ha aggiunto che ci sono margini per ascoltare tutti e avere opinioni o fedi differenti. Ha anche segnalato che, sebbene il numero di cattolici praticanti nel paese diminuisca, questo contrasta con la forte influenza della Chiesa nella società.

La direttrice dell’Osservatorio Blanquerna su Comunicazione, Religione e Cultura, Míriam Díez, va apprezzato il fatto che le congregazioni religiose si sentano considerate dal Papa. Menor ha concordato con lei e ha aggiunto che questo succede perché sono grati che si sia smesso di guardarle con uno sguardo critico come avveniva in passato, con il cardinale Rodé alla guida della Congregazione per la vita religiosa.

L’ultima – e attesa – domanda dell’incontro è stata sulla possibilità che il Papa visiti la Spagna. “Sia la Chiesa che il potere politico e la popolazione spagnola vogliono che Francesco faccia questa visita” ha assicurato Menor, ricordando che l’ultimo a parlarne è stato il vescovo di Avila, José María Gil Tamayo. “Ha detto che il Papa preferisce andare in paesi piccoli, poveri o con chiese minoritarie e la Spagna non sembra rientrare in questa agenda” ha concluso il corrispondente vaticano, sebbene questo non significhi che non possa fare un breve viaggio.

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