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Catalunya Religió

(Lucía Montobbio -CR) Questo anno scolastico è cominciato con l’insegnamento della religione islamica nelle aule catalane. Si tratta di una misura attesa da tempo dalla comunità musulmana e che, secondo il presidente dell’Unione delle Comunità islamiche di Catalogna (UCIDCAT) Mohammed el Ghaidouni "consoliderà il sentimento di appartenenza alla Catalogna di oltre 80.000 alunni di fede musulmana”.

Come mai finora non si è potuto insegnare religione islamica nelle scuole pubbliche catalane?

Ogni cosa a suo tempo. Sapevamo che la decisione era politica. Se parliamo da un punto di vista legislativo-giuridico, è un diritto già previsto dalla costituzione spagnola del 1978, dalla legge di libertà religiosa del 1980, dagli accordi di cooperazione del 1992 e dallo statuto di autonomia della Catalogna. Malgrado ciò, sappiamo che tra un diritto riconosciuto e un diritto applicato dev’esserci il passaggio della volontà politica, di prendere la decisione. Per 25 anni i governi che si sono succeduti in Catalogna non hanno avuto questo coraggio, importantissimo per arrivare a normalizzare una comunità significativa sul suo territorio. Siamo oltre mezzo milione di persone. Improvvisamente, questo governo, dopo oltre un anno di riunioni e dibattiti, con il vicedirettore del Dipartimento di Educazione, ha visto che era la miglior decisione da prendere.

Come ha accolto la notizia?

Siamo contenti perché questo suppone la volontà di normalizzare la realtà musulmana nella società catalana. Siamo cittadini di qui, i bambini e i ragazzi vedendo che possono studiare la loro religione nelle scuole pubbliche sentiranno ancora di più che appartengono alla Catalogna, che questo posto li riconosce. In definitiva, è una decisione che consoliderà il sentimento di appartenenza alla Catalogna di oltre 80.000 alunni di fede musulmana iscritti alle scuole catalane.

In cosa consiste questo piano pilota?

È un accordo nuovo delle federazioni islamiche catalane con la Generalitat. Per ora cominceremo con 4 docenti in 8 istituti (due ciascuno a Tarragona, Baix Llobregat, Girona e Barcellona). Se ci sarà la richiesta, ci sarà la possibilità di aumentare il numero di professori e di scuole.

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