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Catalunya Religió

(Ramon Bassas –CR) Quattro delle principali formazioni politiche dedicano un punto specifico del programma elettorale alla questione religiosa (o laica). Contrariamente a consultazioni del passato, gli impegni legati agli affari religiosi hanno avuto uno spazio riservato messo per iscritto. ERC (Sinistra Repubblicana di Catalogna, sinistra indipendentista), PSC (Partito socialista catalano, costituzionalista spagnolo), En Comú Podem (Comuns, sinistra spagnola) gli dedicano un capitolo e Junts (Insieme, indipendentisti di Puigdemont) gliene dedica due, sebbene l’estensione dell’argomento sia diversa da partito a partito. È la principale conclusione di un rapido sguardo ai programmi elettorali in vista del rinnovo del Parlamento della Catalogna il prossimo 14 febbraio.

La seconda caratteristica che richiama l’attenzione, sia pure con diverse sfumature, è come viene definito il tema religioso. La maggioranza parte dal concetto di laicità. ERC parla di una “repubblica laica, con libertà di credo e convinzioni”. Il PSC parla di “libertà di coscienza e laicità” e propone un “Patto nazionale per la laicità”. E i Comuns scommettono su uno Stato laico e su una legge di laicità. Qui si aggiunge la CUP (Candidatura di Unità Popolare, estrema sinistra) che chiede di considerare la Catalogna “una nazione laica”. Al contrario, Junts, che parla di “diversità religiosa” e del “diritto alla libertà religiosa” senza citare la laicità, prevede una commissione parlamentaria sul tema religioso e un piano quadriennale di attuazione in materia.

Un altro tratto comune è che la maggioranza dei partiti che si presentano alle elezioni del 14 febbraio sottolineano con più o meno enfasi l’importanza del dialogo interreligioso e fanno dichiarazioni generiche contro la discriminazione per motivi religiosi. La stragrande maggioranza dei partiti, quando parlano di religione, sono pure d’accordo nell’associarla alla lotta contro il radicalismo, sebbene con accenti differenti. Solo Vox (estrema destra) l’identifica direttamente con l’Islam e propone di chiudere “moschee fondamentaliste e l’espulsione degli imam che diffondano l’integralismo, il disprezzo della donna o la jihad”.

Il PDeCAT (Partito democratico europeo catalano, liberali indipendentista) non lega il terrorismo ad alcuna origine religiosa e la CUP non ne parla. Tutti gli altri propongono misure preventive ma anche di polizia. Nel caso di Ciutadans (liberali spagnoli), PP (Partito Popolare, destra spagnola) e Vox è l’unico riferimento esplicito al tema religioso nei rispettivi programmi.

L’educazione è un altro capitolo in cui spuntano riferimenti alla religione. In alcuni casi, legandola alla strategia preventiva contro la radicalizzazione, in altri, alla laicità o a entrambe le cose. Il PDeCAT è l’unico che difende apertamente l’insegnamento della religione a scuola. Al contrario, la CUP è l’unica formazione che ne pretende l’abolizione. PSC e Comuns propongono una riforma.

Ci sono poi argomenti trattati da uno o due partiti soltanto. Richiama l’attenzione anche il fatto che la polemica sul possesso dei beni ecclesiastici – che ha impegnato diversi gruppi politici nell’ultima legislatura – non trovi spazio in alcun programma. Quanto ai centri di culto, Junts e PSC ritengono che occorra sostenere con fondi pubblici la loro sistemazione. Il PSC chiede anche, con eccezioni, di “procedere alla trasformazione dei luoghi di culto nelle strutture pubbliche in luoghi di uso pubblico non confessionale”. I socialisti fanno anche un breve riferimento alla protezione del patrimonio religioso. Al momento, questo partito, insieme a Comuns, è l’unico che fa un minimo riferimento alla religione in chiave di memoria storica. Sono anche i due partiti che propongono misure che vanno oltre le competenze dell’autonomia locale: dall’abrogazione degli accordi con la S. Sede, il primo, alla cancellazione delle agevolazioni fiscali, nel secondo caso. Entrambi propongono la limitazione dei simboli religiosi negli spazi pubblici, arrivando, nel caso di Comuns, a proporre che i membri del Governo non assistano ad atti di culto.

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