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(Claretians) “Affinché, con Pietro e come Pietro, sappiamo trovare nella forza della preghiera fatta vita e impegno, il vincolo di unità che ci conduca a cercare un altro mondo possibile”. È la preghiera recitata da Ricard Costa-Jussà, provinciale dei missionari claretiani di San Paolo, nella messa di ringraziamento per la vita di Pere Casaldàliga, martedì nella chiesa del Cuore di Maria a Barcellona.

Padre Ricard Costa-Jussà ha presieduto la celebrazione accompagnato da alcuni missionari claretiani e alla presenza di una piccola rappresentanza della famiglia e dell’Associazione Araguaia con il vescovo Casaldàliga, nel rispetto dei limiti di affluenza previsti dalla situazione sanitaria.

“I suoi 52 anni in Brasile spiegano la storia di un missionario profetico conformato dal suo carisma missionario claretiano e dallo spirito del Concilio Vaticano II” ha detto il provinciale nell’omelia. Una traiettoria di vita che non è stata esente dalle difficoltà. Alla domanda di molti che gli chiedevano “come fai a mantenere il coraggio e l’utopia?”, padre Ricard ha ricordato la risposta che dava Casaldàliga: “Mi tiene saldo la mia fede in Dio Padre-Madre vissuta e manifestata da Gesù Cristo che ci rende fratelli e sorelle; una fede che mantiene la mia speranza, spesso una speranza contro ogni speranza”.

L’Eucarestia è stata celebrata l’8 settembre. Nello stesso giorno della Natività di Maria del 1945 Casaldàliga professò i voti come religioso nella congregazione fondata da sant’Antoni Maria Claret. Costa-Jussà ha ringraziato per “il dono e la vita di Pere” nel giorno in cui cadevano i 75 anni della prima professione di Casaldàliga come claretiano e un mese dopo la sua morte a Batatais, in Brasile. “Un itinerario personale e di fede, unito ai claretiani e radicato nel carisma missionario claretiano, che ha vissuto e saputo manifestare nel suo servizio ecclesiale di pastore a São Félix do Araguaia”.

Il padre provinciale l’ha descritto come una “persona di speranza”. Ha ricordato che “le sue cause, basate sul vangelo, sono state radicate nel quotidiano e, allo stesso tempo, universali, impegnate e compromettenti”. Sabadell, Barcellona, Guinea, Barbastro, Madrid fino al Brasile: “Dovunque ha lasciato il segno nella testimonianza e nell'impegno sociale ed evangelico” ha aggiunto. Dai tempi della prelatura di São Félix, Costa-Jussà ha sottolineato le “iniziative a favore dei popoli indigeni, della difesa della terra, della costruzione della Chiesa dei poveri, del dialogo ecumenico e interculturale”. E le ha descritte come “un grande contributo alla Chiesa brasiliana e universale”.

Il claretiano Joan Soler, presidente dell’Associazione Araguaia, ha spiegato alcuni dei simboli che evocavano la presenza del vescovo Casaldàliga, collocati ai piedi dell’altare: un barattolo di latte che ricordava la sua casa natale a Balsareny, un remo karajà e cappello da contadino, una bottiglia di terra rossa, una scatola di artigianato nicaraguense: “Risuonino nella nostra celebrazione la parola e la vita di Pere” ha detto Soler nei saluti.

Durante la messa sono state lette alcune poesie e cantati frammenti della “Missa da terra-sem-males” (Messa della terra senza mali) scritta da Casaldàliga. Il delegato dei claretiani in Catalogna, Màxim Muñoz, ha ricordato in chiusura la seconda visita “ad limina” di Casaldàliga a Roma, 25 anni fa. E l’ha fatto con i versi inziali della poesia del vescovo Pere ispirato da un murale di Cerezo Barredo e dedicato a Maria di Pentecoste: “Tutto il mistero / di quel grande Amore che ci libera è stato incorniciato sulla Croce”.

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