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Catalunya Religió

(Glòria Barrete –CR) La tradizionale conferenza stampa di Caritas Barcellona è stata l’occasione per analizzare l’impatto della seconda ondata di Covid 19 nelle famiglie assistite. Un impatto che continua a mostrare dati spaventosi di disuguaglianza, precarietà, grave povertà e cronicizzazione della fragilità.

In Caritas avevano terminato il 2019 consapevoli del fatto che gli indicatori esaminati mostravano che qualcosa non andava nel verso giusto. “Quei dati ci ricordavano quelli del 2007, della precedente crisi economica” ha affermato Salvador Busquets, direttore di Caritas Barcellona. Dal 2010 al 2018 le famiglie che Caritas aiutava a pagare l’affitto erano un numero stabile, 500. Nel 2019 questa cifra cresce e passa a oltre un migliaio. Va ricordato, ha detto Busquets, che l’affitto era l’opzione principale dopo la guerra. Negli anni 80 e 90 era sparito e ora torna è tornato, “un ritorno che ci preoccupa molto”.

Dalla crisi economica del 2007 le famiglie assistite non hanno smesso di aumentare. “Nel 2019 abbiamo aiutato circa 16.000 persone”. Le famiglie sono raddoppiate, da 4.100 a oltre 8.500. “Non è normale che in un paese sviluppato come il nostro ci siano tante famiglie che fanno ricorso a un servizio di prima necessità, come la richiesta di cibo e alloggio, due necessità basilari” ha detto ancora Busquets.

Si arriva al 13 marzo e al lockdown. “Con la distribuzione alimentare abbiamo aiutato circa 10.000 persone. La quota maggiore è servita a pagare l’abitazione”. Caritas spiega di aver cambiato la propria politica distribuendo alimenti in natura per l’elevata richiesta che si è presentata. “Continuiamo a farlo, insieme ai servizi di ticket”. Da aprile ad agosto il contributo per mangiare e pagare l’affitto è rispettivamente triplicato e raddoppiato. A settembre si cominciava a tornare alla situazione pre-Covid. “Registriamo un deficit di 4 milioni ma pensiamo che fosse necessario. Constatiamo, però, che anche la solidarietà della cittadinanza è aumentata, c’è aiuto in molte iniziative”.

Dopo il lockdown, Caritas registra che impatti e conseguenze sono gli stessi. “Le disuguaglianze aumentano, aumenta la precarietà lavorativa, la difficoltà di accesso all’abitazione e il divario digitale”. Malgrado la tregua estiva e la possibilità di tornare a lavorare, Míriam Feu, responsabile d’analisi della realtà sociale della Caritas, sostiene che ancora il 53% delle famiglie assistite non ha lavoro e il 17% di quelle che lavorano hanno un impiego “informale”, nel settore della cura alla persona, delle pulizie o della distribuzione. Lavori spesso in condizioni inadeguate. Sommando questi indicatori, risulta che 7 famiglie su 10 “si trovano in condizioni di fragilità di fronte al mercato del lavoro” e che stanno emergendo “nuove precarietà lavorative”. Al momento c’è una grande differenza tra chi può utilizzare il telelavoro e chi no, “prendendosi dei rischi di malattia per mantenere il lavoro”.

Feu denuncia anche un sistema di protezione “che non arriva, è insufficiente” visto che, per esempio, malgrado il Reddito Garantito esista dal 2017, il 61% delle persone “non lo conosce” e solo il 5% delle famiglie assistite la riceve. Lo stesso succede con il Reddito Minimo Vitale approvato durante la pandemia. “L’aiuto non aiuta”. Tutto questo porta a ulteriori situazioni di povertà grave e a più famiglie senza redditi. “Prima della pandemia si parlava dell’8% di famiglie in povertà grave, ora siamo arrivati al 19%, una famiglia su 5. “Il 63% delle famiglie assistite sono in condizioni di povertà grave. Questo colpisce molto”.

Caritas Barcellona abitualmente fa proposte e richieste per migliorare le condizioni sociali. Quest’anno, però, ha scelto di rimarcare quanto era stato concordato e non è stato realizzato. Salvador Busquets ha denunciato che “siamo un paese generoso che difende i diritti ma non li garantisce”. Ricorda che lo Stato spagnolo assicura l’accesso al Reddito Minimo ma non fa alcuno sforzo perché giunga alle persone. O si assicura che tutti abbiano diritto a servizi basilari ma poi non vengono definiti quali sono: “Garantiamo i diritti ma non la loro applicazione”.

Per questo Caritas Barcellona chiede la ratifica e l’implementazione di due strumenti europei. Il primo è la Carta sociale europea. Stilata nel 1961 ma non ancora ratificata dalla Spagna. Il secondo è un pilastro europeo dei diritti sociali. Un accordo quadro approvato nel 2017 che segna le linee guida sociali a livello europeo: il diritto a una vita degna, a un lavoro dignitoso, politiche pubbliche di inserimento lavorativo per persone in condizioni amministrative non regolari, diritto all’abitazione e a vivere in società.

Il cardinale Joan Josep Omella ha infine affermato che “supereremo tutto questo lavorando insieme, amministrazione, istituzioni e organizzazioni solidali” e ha fatto un appello all’amministrazione chiedendo “una giustizia distributiva per i più poveri”. Nonostante le difficoltà, ha spiegato, la Chiesa continuerà a lavorare per i più poveri: “La Chiesa non solo battezza e seppellisce, è anche accanto ai più deboli”. Omella ha ricordato che il primo Natale della Santa Famiglia fu molto simile a quello che stiamo per vivere. “A Betlemme senza casa, senza essere accolti. Quanta gente c’è oggi in questa situazione”. Per comprendere bene il Natale, ha concluso, “bisogna entrare dentro la festa e vedere il messaggio che implica, un messaggio di impegno e solidarietà”.

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